Presentato il Rapporto ASviS 2022: un futuro incerto per gli SDGs dell’Agenda 2030

La recente guerra in Ucraina e i conflitti internazionali, la pandemia non ancora conclusa, la crisi climatica e ambientale, l’emergenza energetica, l’aumento delle disuguaglianze tra Paesi sono pericolosi fattori che rischiano di pregiudicare il raggiungimento dei 17 Sustainable Developement Goals (SDGs), previsti dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Lo afferma il nuovo Rapporto ASviS 2022, presentato il 4 ottobre 2022 in occasione dell’apertura del Festival dello Sviluppo Sostenibile, lanciando così un forte campanello d’allarme sullo stato di avanzamento dell’Agenda 2030 sia a livello globale che a livello nazionale.
“Sette anni dopo la sottoscrizione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e due anni e mezzo dopo l’inizio della crisi causata dal COVID-19 dobbiamo constatare i molti, troppi, passi indietro”, dichiara Marcella Mallen, presidente dell’Asvis, con riferimento agli effetti del conflitto ucraino, ma anche ai diritti delle minoranze, non ultime le donne in Iran.
Analizzando i dati del Rapporto, infatti, nel biennio 2020-2021 il nostro Paese ha registrato progressi significativi solo per due Goal(7 e 8), uno stallo rispetto al 2019 per i Goal 2 e 13, e un evidente trend negativo per i Goal 1, 3, 4, 5, 6, 9, 10, 15, 16 e 17. A causa della mancanza di dati, invece, i Goal 11, 12 e 14 non sono analizzati fino al 2021. Nel documento si ribadisce, quindi l’allarme per i numerosi ritardi e problemi che l’attuazione dell’Agenda 2030 sta avendo in Italia e nel mondo. Il tempo a disposizione per cambiare passo sta finendo.
Nello specifico, nell’arco temporale degli ultimi cinque anni, preoccupa la dimensione ambientale, dove solo 1 obiettivo su 11 risulta in leggero progresso, ovvero la destinazione del 25% della superficie agricola in coltivazioni biologiche;7 obiettivi invece registrano un avanzamento insufficiente (la riduzione delle emissioni di CO2, il raggiungimento del 45% di fonti rinnovabili, la produzione di 130 GW di rinnovabili, la riduzione del 20% dei consumi energetici e dei superamenti di PM10 a meno di 3 giorni l’anno, l’azzeramento del sovrasfruttamento della pesca e del consumo annuo di suolo); 3 obiettivi sono persino in fase di peggioramento rispetto agli anni precedenti (cioè quelli che mirerebbero ad aumentare del 26% l’offerta del trasporto pubblico, raggiungere il 90% di efficienza idrica, ridurre del 20% l’uso dei fertilizzanti).
Scarsi risultati riguardano anche la sfera economica e istituzionale, dove i miglioramenti significativi si riscontrano solo nell’avanzamento del processo di riciclo dei rifiuti e nell’accesso alla rete Gigabit, mentre rimane in sostanziale stallo la situazione di sovraffollamento nelle carceri, la riduzione dei procedimenti civili e i fondi pubblici destinati allo sviluppo.
Molto variegato, infine, lo scenario sociale, dove 3 obiettivi su 10 risultano in notevole miglioramento (raggiungere il 33% dei posti nei servizi educativi per l’infanzia, ridurre del 16% le persone a rischio povertà, tenere sotto il 9% l’abbandono scolastico), 4 obiettivi mostrano progressi moderati o insufficienti (ridurre del 25% la probabilità di morire di malattie non trasmissibili, dimezzare il gap occupazionale, dimezzare i morti per incidenti stradali, raggiungere la parità di genere negli occupati ICT), e gli ultimi 3 obiettivi sono addirittura in evidente peggioramento (tenere sotto il 15% gli studenti con preparazione matematica insufficiente, ridurre la disuguaglianza nel reddito netto, raggiungere il 50% dei laureati tra i 30-34 anni).
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